La guerra in Ucraina sta avendo, come noto, un notevole impatto sull'economia europea e globale. Se ne è avuta conferma anche giovedi 4 aprile 2024, giorno in cui la Nato ha compiuto 75 anni.
Le celebrazioni sono state animate da un clima di preoccupazione per le sorti dell'Ucraina aggredita da due anni dalla Russia di Putin tanto che il presidente Stoltenberg ha ventilato l'istituzione di un Fondo di 100 miliardi di dollari per sostenere Kiev nei prossimi cinque anni.
Dal 1949 ai 32 membri
Fondata il 4 aprile 1949, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico ha “costruito l’alleanza più forte della storia”, secondo il suo segretario generale Jens Stoltenberg. Settantacinque anni dopo, l’Europa sta “affrontando una guerra di dimensioni che pensavamo fossero finite”, ha dichiarato Stoltenberg, che ha assunto la guida della NATO dieci anni fa, pochi mesi dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
L’Alleanza Atlantica è “più forte, più unita e più grande che mai”, con 32 membri oggi, due dei quali, Finlandia e Svezia, si sono aggregati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022, ha dichiarato mercoledì il segretario di Stato americano Antony Blinken. Tuttavia, ora è minacciata dalla guerra in Ucraina, un conflitto mai visto sul suolo europeo dalla Seconda Guerra Mondiale, e anche dalle incertezze sull’impegno americano in Europa.
Stoltenberg preoccupato per sorti della guerra in Ucraina
L’Ucraina, che sta incontrando difficoltà sul campo di battaglia a causa della mancanza di munizioni e armi per contrastare la crescente pressione delle forze russe. Mercoledì 3 aprile Stoltenberg non ha nascosto la sua preoccupazione per la situazione sul fronte ucraino, chiedendo agli alleati di rispondere rapidamente alle “urgenti necessità” del Paese di munizioni, artiglieria e soprattutto sistemi di difesa antiaerea. I soldati ucraini devono razionare i proiettili di artiglieria che sparano contro i russi poiché non ne ricevono abbastanza, ha aggiunto Stoltenberg.
La proposta di un fondo Nato per sostenere in cinque anni Kiev
Di fronte a questa carenza, Stoltenberg ha auspicato un impegno “prevedibile” e “a lungo termine” da parte degli alleati nei confronti dell’Ucraina. Ha parlato della creazione di un fondo di 100 miliardi di dollari in cinque anni per stabilizzare questo impegno, una cifra accolta con scetticismo da alcuni di loro, tra cui la Germania.
Stoltenberg ha inoltre deplorato il fatto che un pacchetto di aiuti statunitensi del valore di oltre 60 miliardi di dollari sia stato bloccato al Congresso a causa del veto posto dai rappresentanti repubblicani che sostengono Donald Trump. Le incertezze legate all’impegno degli Stati Uniti pesano anche sul futuro dell’Alleanza. In particolare, i leader europei della NATO temono un possibile ritorno del politico repubblicano alla Casa Bianca.
Servono più risorse come già scritto nel Rapporto Nato 2024
Emerge a pagina 52 dell’ultimo rapporto del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, reso noto a marzo (e sul sito web ufficiale) la tabella azzurra allegata alla voce «Spese per la Difesa» che rivela non solo la percentuale del pil impegnata da ogni singolo Paese membro per la sicurezza comune ma anche quanti di questi soldi finiscono effettivamente in armi.
Classifica tutt’altro che scontata: circa due terzi dei 31 paesi membri della Nato - ovvero più o meno 20 - sarebbero "sulla buona strada" per raggiungere l'obiettivo di spesa per la difesa del 2% del Pil nel 2024, stando alle ultime proiezioni messe a punto dall'Alleanza.
Si tratta di un numero molto più alto delle stime più recenti dello scorso luglio (11 Paesi) e dei dati certificati nel rapporto annuale del 2023 (6 Paesi).
Agli estremi della tabella spicca la Polonia, campione di entrambe le classifiche con largo distacco su tutti gli altri membri Nato (3,92% del pil della difesa – più del 3,4% degli Usa e del 3% Grecia – di cui ben il 53,6% investito in armi) mentre i fanalini di coda sono Belgio e Lussemburgo sotto il profilo delle spese generali per la difesa e Canada e Danimarca per la quota delle «Equipment expenditure».
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