L'inflazione è salita in tutto il mondo, ma Eurozona e Stati Uniti sono in fasi diverse del ciclo economico. Perciò la Federal Reserve statunitense ha accelerato l'uscita dagli stimoli mentre la Banca centrale europea finora è stata la più cauta sui rialzi dei tassi e sugli acquisti di titoli.
Giovedì 16 dicembre la Bce ha assunto importanti provvedimenti di politica monetaria, un giorno dopo il pronunciamento della Federal Reserve.
La Bce ha confermato l’orientamento accomodante della propria politica monetaria, anche se ha deciso di rivedere il ritmo degli acquisti netti di attività nei prossimi trimestri, confermando i tassi di interesse con un saggio di riferimento che resta fermo allo zero mentre quello sui depositi è negativo e pari al -0,5%. Lagarde ha definito un parametro di riferimento l'inflazione stabilizzata e di medio periodo motivando un approccio meno reattivo ai picchi verso l'alto della crescita dei prezzi che ha invece convinto la Fed ad avviare un tapering, con tassi in cotante risalita in tre anni, che abbia impatto sul fenomeno fino a riportarlo ad un livello in grado di non insidiare il percorso di crescita di questi mesi di auspicata uscita dalla pandemia globale da Covid-19. Accelera però il tapering: la Fed prevede di ridurre gli acquisti di titoli di Stato, da gennaio, di 20 miliardi di dollari al mese, un ritmo, che è doppio di quello deciso a inizio novembre e a marzo 2022 raggiungeranno quota zero.
staff per la rubrica Macro/Scenari di @euroeconomie