I nove saggi del Consiglio costituzionale francese (nella foto) hanno approvato l'essenza giuridica della riforma delle pensioni che prevede l’innalzamento da 62 a 64 anni dell’età previdenziale. Venerdi 14 aprile alle 18 la contestata riforma voluta dal presidente Emmanuel Macron ha avuto il placet atteso dall'organo costiuzionale preosto superando così un primo ostacolo chiave, nonostante le divisioni nell'emicilo parlamentare e il protrarsi delle proteste di piazza. Sono stati altresì rilevati dal Consiglio vizi di natura legale in alcuni articoli della legge e respinte alcune misure del progetto governativo come la creazione di un “indice senior” (“indice di anzianità” per i lavoratori sopra i 55 anni).
Richiesta di referendum respinta. Il 3 maggio esame della seconda istanza.
Il Consiglio costituzionale ha respinto la richiesta di 250 parlamentari dell'opposizione francese di indire un referendum di iniziativa condivisa sulla riforma delle pensioni. Resta ora una seconda istanza, depositata successivamente che dovrebbe essere oggetto di una nuova decisione di tale Consiglio il 3 maggio.
Secondo norme ancora risalenti alla vecchia Francia di De Gaulle, nel sistema francese i referendum devono di fatto essere autorizzati da questo Consiglio con componenti designati dal governo e dal Parlamento.
Il fronte di opposizione alla riforma ha più volte rilevato che il Consiglio costituzionale sarebbe fortemente sbilanciato su posizioni governative e composto da persone d'impronta ideologica favorevoli a riforme, a loro avviso, impopolari come quella pensionistica appena promulgata.
Eliseo ed esecutivo abbassano i toni
Dal presidente Macron è arrivato, nel primo pomeriggio di venerdi, l'invito a un incontro pacificatore. Anche la premier Elisabeth Borne ha cercato di abbassare i toni dichiarando: “Questa sera non ci sono né vincitori né vinti” e valorizzando la riforma con la quale, secondo l'esecutivo che rappresenta, "il sistema pensionistico francese sarà in equilibrio entro il 2030".
Alle 3,28 della notte il presidente Macron ha messo la sua firma sul testo di legge che dovrebbe entrare in vigore dal 1 settembre 2023.
Ancora scioperi e proteste
La decisione è arrivata mentre venerdi 14 aprile un corteo di diverse centinaia di manifestanti era giunto sin dalla mattinata dinanzi alla sede del comune di Parigi, difeso da centinaia di gendarmi. Le sigle sindacali hanno nelle ore successive all'annuncio pomeridiano del placet del Consiglio costituzionale alla riforma, rilanciato la mobilitazione - che dura da 3 mesi - nei vari settori, con cortei previsti a Parigi e nelle principali piazze francesi contro l'aumento progressivo dell'età pensionabile da 62 a 64 anni.
Il fronte sindacale
Sophie Binet, segretario generale del sindacato CGT, non esclude la battaglia ad oltranza. “Non si governa un paese contro il suo popolo”, ha affermato la Binet. La riforma delle pensioni risulta, secondo la leader sindacale, "ancora più violenta e brutale” dopo le decisioni del Consiglio costituzionale. In un comunicato, l’intersindacale ha annunciato che rifiuterà ogni incontro con l’esecutivo entro il 1° maggio se l'esecutivo non ritirerà la sua riforma. Per Laurent Berger della CFDT, «dall’inizio c’è stato un disprezzo costante dei lavoratori».
L’intersindacale chiede quindi “uno storico Primo Maggio” oltre che “moltiplicare azioni e scioperi” per allora, “soprattutto giovedì 20 aprile prossimo”.
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