Con il nuovo governo in Germania anche a febbraio sono risultate numerose le nomine nei ruoli di consiglieri ministeriali. Di particolare importanza risulta quella di Lars Feld a capo-economista del ministero delle Finanze, disposta dal ministro liberale Lindner. Feld è un economista dell'Università di Friburgo noto per le sue posizioni rigoriste riguardo le politiche di finanza pubblica.
La Frankfurter Allgemeine Zeitung ha scritto che Feld continuerà a ricoprire la posizione a Friburgo per rimanere indipendente dalla burocrazia ministeriale, così come continuerà a guidare il Walter Eucken Institute.
Walter Eucken fondò il cosiddetto ordoliberalismo, noto anche come "Scuola di Friburgo", che postula una economia sociale di mercato con uno "schlanken, aber starken Staat" (uno stato snello ma forte), che consente agli attori del mercato - comprese le aziende - la massima libertà di azione possibile, seppur attenta alla distorione monopolistica, e pone l'offerta e la produttività al di sopra della domanda e della distribuzione.
Una filosofia economica che è la stessa proprugnata dai liberali tedeschi della FDP, il cui leader Lindner, approdato alle Finanze nel governo Scholz, gli affida, non a caso, il ruolo di primo consigliere del processo di decision-making dell'influnte ministero tedesco.
Molti in Germani ricordano come, negli anni scorsi, Feld ha portato avanti l'introduzione del freno all'indebitamento in Germania, che limita l'indebitamento pubblico.
Poco entusiasta degli Eurobond, considerati un disincentivo alle discipline fiscali nazionali, Feld durante la crisi del Coronavirus, ha sostenuto un ampio sostegno statale da un lato, ma dall'altro ha messo in guardia contro gli aiuti frettolosi specifici di settore.
All'indomani della nomina, Feld ha rilasciato una significativa intervista al Corriere della Sera dalla quale si possono evincere alcune coordinate della possibile postura del ministro delle finanze tedesco nel negoziato in corso sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita Ue, sospeso fino a fine 2022.
All'intervistatore del Corsera che gli ha chiesto di una possibile accelerazione sulla riforma del Patto di stabilità, Feld ha risposto senz remore di dubitare che smantellare il criterio del 60% sia la strada giusta e che per cambiare il Trattato serve l’unanimità.
Incalzato sulle dichiarazione del commissario Ue Gentiloni a sostegno di percorsi di risanamento ritagliati sui singoli Paesi, Feld si è dichiarato scettico riguardo regole ad hoc per ogni governo ma aperto a soluzioni pragmatiche che non irrigidiscano le posizioni tra coloro che vogliono la conferma del parametro debito-pil del 60% e coloro che pensano di alazarla al 100% .
Ad una specifica domanda su una sua valutazione delll’idea franco-italiana di un’agenzia europea del debito, che si faccia carico degli oneri della crisi, Feld ha dichiarato di ritenere già potenzialmente tale il Mes (il fondo salva-Stati, ndr) de facto inattivo mancando crisi sovrane in Europa.
Sull'Italia Feld ha usato toni rassicuranti facendo notare che in questi anni di forte sostegno della Bce le emissioni italiane sono state a basso prezzo e che i rendimenti sovrani dell’Italia sono da tempo inferiori a quelli degli Stati Uniti.