Nell'Unione europea, con il rialzo dei tasi deciso dalla Bce di 75 punti base, si rileva un contesto contrassegnato da una politica monetaria restritiva in presenza di crescita dei prezzi ed un’economia che tende alla stagnazione.
Cosa sta cercando di fare la Bce
La strategia della BCE appare essere quella di diminuire la domanda aggregata per decrementare l’offerta, al fine di neutralizzare l’eccesso di domanda che provoca l’inflazione. Intraprendere questa strada non risulta essere priva di problemi, poiché si corre il rischio di accelerare la recessione e l’inflazione, muovendo la stagflazione a livelli pari a quelli degli anni Settanta.
ll Consiglio direttivo della BCE ha deciso di contenere la domanda al fine di non aumentare l’inflazione attesa, non tenendo in considerazione che tale lavoro lo sta svolgendo il notevole incremento dei prezzi dell’energia che, di conseguenza, sta diminuendo il potere d’acquisto dei redditi e decelerando l’attività economica. L’obiettivo della BCE è quello di riportare il tasso di inflazione al 2 % (come da statuto).
Siamo sicuri che il contesto attuale è contrassegnato, soltanto, dal fenomeno inflattivo o si tratta di altro?
La stagflazione riassume, nel contempo, uno scenario di elevata inflazione e stime di crescita in continuo ribasso. La combinazione di tensioni geopolitiche e la scarsità di risorse, prima considerate abbondanti (energia, lavoro a basso costo), stanno suscitando una crisi riguardante modelli di politiche economiche utilizzati in precedenza.
L’incertezza e i limiti delle politiche monetarie e fiscali aggravano la volatilità dei cicli economici e anche quella sui mercati finanziari; tale quadro prescrive una capacità di analisi più attenta rispetto al passato. Pertanto si rileva un contesto contrassegnato da una politica monetaria in presenza di crescita dei prezzi ed un’economia che tende alla stagnazione.
Siamo certi che limitare la domanda fino a quando non siano stati eliminati gli eccessi rispetto all’offerta sia risolutivo?
Si evidenzia che l’inflazione in Europa non proviene da eccessi di domanda dovuti al surriscaldamento dell’economia, ma dalla crisi geopolitica che ha provocato un rialzo del prezzo delle materie energetiche, che si riflette negativamente sulle filiere. Alla luce di ciò, la politica monetaria (accomodante) dovrebbe essere sostenuta da una politica fiscale espansiva. Ma una capacità fiscale espansiva non è sufficiente, poiché riveste particolare importanza puntare anche sull’approvvigionamento centralizzato dell’energia, piuttosto che innescare una competizione tra i paesi europei per assicurarsi contratti con paesi contrassegnati da instabilità.
La situazione non è facile
Lla scommessa riguarda la gestione dell’attuale senza compromettere il futuro. L’Italia sembra essere tra le nazioni europee più colpite dalla minaccia della stagflazione e può ritrovarsi a fronteggiare l’emergenza soltanto con lo strumento dello scostamento di bilancio al fine di finanziare il nuovo debito, incontrando l’ostilità di alcuni paesi europei.
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