La pandemia e la conseguente crisi sanitaria hanno rivoluzionato i modelli socio organizzativi delle comunità , degli aggregati urbani, e del mondo del lavoro, con i suoi assi di trasformazione, in bilico tra crisi e mutamento.
In questo quadro inoltre la pandemia ha messo in ancora più evidenza i limiti del nostro modello di sviluppo, facendo da acceleratore.
• all’aumento delle disuguaglianze,
• alla mancata coesione dei nostri sistemi sociali
• a un sistema economico caratterizzato da bassi salari, bassa produttività, e perdite ingenti di quote di reddito da lavoro.
In questi giorni l’Organizzazione internazionale del lavoro ha redatto il consueto Rapporto sulla contrattazione collettiva 2022 che descrive la complessità di quanto menzionato sopra, 120 pagine che analizzano 512 contratti collettivi firmati in 98 paesi, 125 legislazioni nazionali, e oltre il 35% di copertura contrattuale sui vari elementi come salario, orario, e
condizioni di sistema del lavoro.
Con una realtà molto differenziata sul tasso di copertura da paese a paese, per esempio nel vecchio continente il tasso supera oltre il 75% in molti sistemi legislativi del lavoro, in altri come l’Uruguay non supera il 25%.
1. Analisi e principi
La contrattazione collettiva, afferma il rapporto nella sua parte iniziale di Sintesi del Rapporto in versione italiana, è il pilastro del dialogo sociale:
• La stessa si basa sulla negoziazione volontaria e sul principio della buona fede, sulla libertà di associazione, e sul diritto effettivo alla contrattazione collettiva, principi fondamentali per la definizione operativa di Lavoro Buono.
• La contrattazione collettiva, declinata in maniera efficace fa progredire l’uguaglianza, , l’inclusione, e il quadro coesivo sulle libertà fondamentali della democrazia economica e politica sui luoghi di lavoro.
• Il Rapporto continua sulla stessa issue, affermando che più si incrementa il livello di copertura dei contratti nazionali minori saranno le differenze salariali
• Ha incentivato al superamento dei divari di genere, per la parità di retribuzione, contrasto alla violenza e molestie di genere
• ha creato nel periodo pandemico resilienza nelle imprese e nel mercato del lavoro in termini di reddito e occupazione
• ha dato centralità alla governance del lavoro su salute e sicurezza
2. inclusione sociale e Agenda 2030
Il tema della contrattazione collettiva è fondamentale per affrontare la sfida complessa dei cambiamenti del mondo del lavoro, per tutti gli attori coinvolti nel sistema, per tutte le nuove forme di lavoro parcellizzato, per i lavoratori delle nuove piattaforme digitali, per i lavoratori autonomi.
Da qui l’esigenza forte di perseguire alcuni obiettivi di sostenibilità sociale per una governance inclusiva del lavoro:
1. maggiore partecipazione delle parti datoriali e delle parti sociali per una vera rappresentanza delle organizzazioni, con la stella polare dell’obiettivo 8 di Agenda 2030
2. contrasto ai divari di cittadinanza e all’esclusione sociale attraverso
il tema lavoro
3. Nuove forme del lavoro e grande trasformazione
La contrattazione collettiva dovrà essere, strumento con una prospettiva globale per gestire la transizione sociale del lavoro che stiamo vivendo con le nuove geografie del lavoro, insieme a:
• estensione dell’applicazione della legge sul diritto alla contrattazione collettiva
• definizione della capacità di risposta e la copertura dei contratti collettivi
• definizione dell’ambito di applicazione dei contratti collettivi
• protezione dei lavoratori in prima linea e sostegno ai servizi essenziali
• garanzia di luoghi di lavoro sicuri e salubri
• preservazione di buona occupazione, protezione dei redditi, salvaguardia della continuità aziendale
• definizione del tele lavoro e delle pratiche di lavoro ibride
3. Per un nuovo patto per il lavoro
Pe rimettere al centro il valore lavoro, in termini di relazioni industriali da parte di tutti gli attori dei sistemi economico sociali dovrà esservi un investimento in termini di processo e coordinamento, verso un Patto per il Lavoro come metodo di governo non solo di alta
amministrazione della cosa pubblica.
Ma come metodo di partecipazione, di ascolto, di leadership forte strutturato su articolazioni territoriali, nel quale le politiche di sviluppo tendano a mantenere un quadro di coesione socio economica forte.
Tale approccio presuppone una visione complessiva degli obiettivi strategici, dei driver di sviluppo, dell’innovazione sociale dei territori con alcuni elementi dell’azione di concertazione allo sviluppo:
• una governance multi livello tra soggetti istituzionali e soggetti sociali del Patto
• una progettazione condivisa e valutazione delle azioni di policies
• Scuola e Formazione come fattori trainanti dello svluppo
• Nuove politiche attive del lavoro orientate all’educazione e all’occupabilità
• Programmazione europea efficace ed efficiente sui fattori precedenti come esecuzione del Pnrr
• Digitalizzazione del Lavoro
• Investimenti in green economy
• Un Piano nazionale di messa in sicurezza del territorio e di rigenerazione urbana del patrimonio abitativo (L. Tronti)
• Un welfare delle persone e dei territori
• Una nuova politica su Aree interne e Sud per il superamento dei divari di cittadinanza
Alessandro Mauriello per la rubrica Cultura Economica di @euroeconomie