Riuniti a Bruxelles giovedi 21 e venerdi 22 per il Consiglio europeo di marzo, i 27 capi di stato e di governo hanno posto al centro delle trattative l'esigenza di finanziare il potenziamento delle spese militari senza gravare eccessivamente sui bilanci delle singole Capitali.
E' così tornato al centro delle trattative nell'Unione il tema della disponibilità dei Paesi membri di accrescere il livello di integrazione finanziaria sull'onda di una emergenza. Stavolta i leader europei sono stati sollecitati dall'accresciuta assertività bellicista della Russia, da due anni in guerra con l'Ucraina e colpita il 22 marzo da un gravissimo attentato dell'Isis a Mosca. Si tratta di un tema che ciclicamente si riaffaccia, dalla crisi dei debiti sovrani del 2011 alla necessità di rispondere alla pandemia.
Dopo due giorni di discussione il Consiglio si è concluso con 45 raccomandazioni in gran parte riguardanti la guerra, a riprova che i 27 governi stanno maturando una percezione realista della crescente minacciosa instabilità in atto.
La proposta della Presidente Von der Leyen: un centro di spesa comune. Le reazioni.
La presidente della Commissione Von der Leyen ha proposto di istituire un centro di spesa comune per acquisire armi e munizioni da inviare all’Ucraina. Il cancelliere tedesco Scholz si oppone ritenendolo non necessario. Il presidente francese Macron, da parte sua, ritiene insufficiente il fondo proposto. Per il premier spagnolo Sanchez, “non bisogna spaventare troppo i cittadini con discorsi di guerra”. Prudente la premier italiana sugli incrementi di spesa.
Verso una economia di guerra? Le posizioni in campo
Per molti Paesi dell’Europa del sud, guidato dalla Francia e tra cui c’è anche l’Italia, ritiene che la difesa comune si posa strutturare solo con fondi di debito comune. Certamente, questo gruppo di Paesi, Francia inclusa, ha margini fiscali ridotti per via dell’indebitamento domestico. Di qui a risorse finanziarie esterne (debito europeo) per provvedere alla difesa. Tuttavia, il debito europeo si è dimostrato molto efficace nel caso della pandemia, il cui programma (Next Generation EU) fu appunto promosso da Francia e Italia.
Un gruppo di Paesi “frugali” del nord sostiene invece che la difesa è una competenza nazionale. Di questo gruppo fa parte anche la Germania, il cui governo si è finora opposto a qualsiasi iniziativa a favore di un’industria “europea” della difesa.
Infine, vi è il gruppo dei Paesi dell’Europa orientale esposti alla minaccia russa e divisi sulla postura riguardo una difesa “europea”. Per la Polonia, da sempre si tratta di una minaccia esistenziale. Per la premier estone Kaja Kallas “occorre” addirittura “prepararsi anche ad una guerra sul terreno.” Di converso l’Ungheria non nasconde la sua tolleranza verso il Cremlino.
Sulla scorta di queste posture negoziali, il Consiglio ha evidenziato la disomogeneità degli interessi nazionali in ordine a eventuali prospettive di difesa europea. Di qui, la vaghezza delle raccomandazioni dell'assise.
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