La proposta della Commissione europea sulla riforma del Patto di Stabilità e crescita Ue:è, come noto, attesa dopo l'estate.
Nel dibattitto che ha finora registrato diverse interviste dei media europei al Commissario agli affari economici Ue Gentilioni, è intervenuto, nel corso di una intervista ai primi di agosto su Handesblatt, Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, leader dei liberali della Fdp e noto per aver sostenuto nella campagna elettorale delle politiche tedesche del 2021 posizioni rigoriste in tema di debiti pubblici degli Stati membri.
Nell'intervista Lindner ha ribadito il suo categorico 'no' alla modifica delle "pietre miliari" del trattato di Maastricht che fissano al 3% il limite del deficit annuo e al 60% il tetto del rapporto debit/Pil. Cambiarle "sarebbe il messaggio sbagliato", ha sottolineato Lindner. lanciato la sua proposta per la riforma del Patto di Stabilità e crescita Ue: rendere vincolante il percorso di riduzione del debito verso l'obiettivo di bilancio a medio termine, ma rinunciare alla regola del ventesimo. Senza toccare i parametri di Maastricht. "Sostengo regole" sul debito "più vincolanti, ma in modo realistico", in cambio di "rinunciare alla regola che impone ai Paesi di ridurre il loro debito in eccesso di un ventesimo all'anno", un requisito che "è stato superato dalla realtà".
"La Germania resta una sostenitrice della politica di stabilità", ha sottolineato il leader del partito liberale tedesco (Fdp), che nella lunga intervista ha ribadito la necessità di non modificare le "pietre miliari" del trattato di Maastricht che fissano al 3% il limite del deficit annuo e al 60% il tetto del rapporto debit/Pil. Cambiarle "sarebbe il messaggio sbagliato", ha evidenziato.
Il margine d'azione per la riforma è, invece, nella traiettoria e il ritmo di riduzione del debito. "Qui consiglio il realismo", ha sottolineato Lindner, indicando che "i rapporti di indebitamento post-pandemia sono così elevati che" il requisito di riduzione di un ventesimo all'anno "travolgerebbe oggettivamente alcuni Paesi".
Sarebbe però necessario, secondo quanto dice Lindner, rendere obbligatorio il rispetto degli obiettivi di bilancio a medio termine. Sulla base di questo principio, ai Paesi membri dovrebbe essere consentito di realizzare "un disavanzo strutturale annuo massimo dello 0,5% del Pil o, quantomeno, di avvicinarsi a questo obiettivo per gradi".
Nei riguardi di un Paese che dovesse contravvenire alla percentuale del Pil di disavanzo strutturale, la Commissione potrebbe aprire una "procedura per disavanzi eccessivi", prevedendo sanzioni.
Un nodo gordiano dell'Unione, sospeso con la pandemia
Il patto di stabilità e crescita (PSC) è un accordo internazionale, stipulato e sottoscritto nel 1997 dagli Stati membri dell'Unione europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione economica e monetaria dell'Unione europea (Eurozona) ovvero rafforzare il percorso d'integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del trattato di Maastricht. Le regole di applicazione del PSC sono state modificate nel 2011 con l'adozione del c.d. Six Pack e l'introduzione del semestre europeo.
Con il sopraggiungere della recessione causata dai lockdown perato evitare il contagio da Covid-19, il PSC è stato sospeso (da marzo 2020) e dovrebbe essere reintrodotto, riformato su proposta della Commissione, solo a partire dal 2024.
Per quanto la Commissione abbia già segnalato la volontà di riformare il PSC in modo più favorevole alla crescita, prendendo ispirazione dalla Recovery and resilience facility, per essere operative le proposte devono essere adottate dal Consiglio.
Antonio De Chiara @euroeconomie