In Spagna il governo di centrosinistra, presieduto dal socialista Pedro Sanchez ha chiuso un accordo con le forze sindacali e decretato a partire retroattivamente dal primo gennaio , un ulteriore aumento del 5 per cento proprio del salario minimo, nonostante l’opposizione delle sigle datoriali. Il relativo importo cresce quindi di €54, attestandosi a €1.134 mensili. Ne beneficeranno quasi due milioni e mezzo di lavoratori e in particolare donne e giovani.
Quando Sanchez divenne primo ministro, nel 2018, il salario minimo era pari a €735 mensili e l’aumento è quindi pari al 54 per cento; e altri incrementi si prospettano, poiché l’obiettivo dichiarato è quello di portarlo al 60 per cento del salario medio spagnolo, pari € 2.128 nel 2023.
Come ha spiegato il premier spagnolo, questa misura evita, quanto meno, che il potere d’acquisto dei lavoratori venga falcidiato dall’inflazione e contrasta le disuguaglianze e le povertà prodotte dalle politiche liberiste e monetariste che vengono praticate da decenni.
Negli stessi anni in cui Sanchez in Spagna ha virato verso politiche di restituzione ed estensione salariale, in Italia si è acuito il dibattito sul trentennale fenomeno di graduale erosione dei salari unito alla generalizzata consapevolezza che l’inflazione in atto sta abbattendo gravemente il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. Conseguentemente si riduce la spesa delle famiglie italiane e prende corpo una spirale depressiva. Lo attesta la Banca d’Italia che segnala sintomi di stagnazione negli ultimi due trimestri del 2023.
Oltre agli effetti negativi sull’attività economica del nostro paese, questo vistoso rallentamento determinerà ulteriori squilibri sui conti pubblici (specie con riferimento agli impegni che abbiamo assunto in sede europea) e aggraverà le scandalose disuguaglianze che sfregiano il nostro tessuto sociale.
Asimmetrie così vistose indeboliscono il posizionamento dell'Italia in campo internazionale sul non secondario profilo della civiltà e dignità del lavoro. L'esempio spagnolo sulle politiche del salario minimo potrebbe giovare come una delle linea guida utili per i prossimi anni, affinché l'Italia eviti di scivolare ancor più in basso nelle note classifiche sulla lotta alla povertà, al lavoro povero e alla precarietà occupazionale.
Antonino Andreotti @euroeconomie