Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, è intervenuto sabato 10 febbraio al 30° Congresso annuale ASSIOM FOREX di Genova. In questo primo discorso ufficiale del 2024 il Governatore Panetta ha trattato temi ad ampio spettro. Nel soffermarsi sulla congiuntura e le prospettive dell'eurozona, Panetta ha tracciato una disamina dell'economia dell'area che Vi sottoponiamo estraendola dalla sua relazione.
"L’economia dell’area dell’euro
Nell’area dell’euro l’attività economica ristagna da ben cinque trimestri, risentendo della debolezza della domanda sia estera sia interna.
L’esaurirsi della spinta derivante dalle riaperture successive alla pandemia, la restrizione monetaria in atto e il clima di incertezza frenano gli investimenti delle imprese e gli acquisti delle famiglie.
La maggioranza dei comparti industriali è in recessione. Tra i singoli paesi, la produzione industriale è in netta flessione in Germania, dove pesa più che altrove l’affievolirsi degli acquisti dalla Cina, oltre che il ridimensionamento dell’attività nei settori ad alta intensità energetica e la frammentazione delle filiere produttive mondiali. In Europa la debolezza congiunturale si sta estendendo dalla manifattura ai servizi. Anche il settore delle costruzioni registra una battuta d’arresto. Le informazioni recenti non prefigurano una significativa ripresa ciclica nel breve termine.
L’aumento dell’occupazione rappresenta una positiva eccezione a questo quadro di bassa crescita. La domanda di lavoro è stata sostenuta dapprima dal balzo produttivo post-pandemico e poi dalla ricomposizione dell’attività verso processi ad alta intensità di manodopera, resi più convenienti dai rincari energetici. Nel 2021 e in buona parte del 2022 il numero delle posizioni lavorative vacanti è aumentato.
Le difficoltà incontrate negli anni recenti nel reperire manodopera hanno indotto le imprese a trattenere i lavoratori anche in misura superiore al fabbisogno. Ciò ha sostenuto l’occupazione e i consumi.
Qualora la debolezza dell’attività economica proseguisse, le imprese potrebbero ritrovarsi nella condizione di dover ridurre in misura significativa gli organici. Segni di rallentamento del mercato del lavoro stanno già emergendo: il numero delle posizioni vacanti è in calo continuo dal picco raggiunto nella primavera del 2022.
Nei prossimi mesi le politiche di bilancio dei paesi dell’eurozona contribuiranno a frenare la congiuntura. La loro intonazione diverrà più restrittiva, soprattutto per effetto del venir meno delle misure di stimolo introdotte in risposta alla crisi energetica.
Lo scorso dicembre la Banca centrale europea ha rivisto al ribasso, allo 0,8 per cento, le proiezioni di crescita per il 2024, lasciando invariate all’1,5 quelle per il 2025. Queste stime sono superiori a quelle degli analisti privati e alla luce delle informazioni recenti potrebbero risultare ottimistiche. Si tratta comunque di ritmi di espansione modesti, inferiori a quelli precedenti la crisi pandemica.
Ma le difficoltà dell’economia europea non sono solo congiunturali. Tratti di natura strutturale rendono il modello di crescita del nostro continente particolarmente vulnerabile ai mutamenti dell’economia mondiale che ho ricordato in precedenza.
Vi è il rischio che la tendenza alla bassa crescita emersa negli anni recenti si radichi nei programmi delle imprese, nelle aspettative dei consumatori e in ultima analisi nell’intero tessuto produttivo europeo, deprimendo le ambizioni e le opportunità di sviluppo futuro. Negli Stati Uniti sia il PIL sia i consumi sono tornati in linea o al di sopra del sentiero di crescita di lungo periodo che si registrava nella fase pre-pandemica. Ciò non è invece accaduto in Europa.
Le potenzialità del mercato unico europeo sono enormi. Per trarne beneficio è necessario ritrovare quella comunità di intenti a livello economico e politico che ha permesso una risposta compatta e tempestiva allo shock pandemico."
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